IL VENTRE DI NAPOLI (VENTI ANNI FA - ADESSO - L'ANIMA DI NAPOLI)
visti abbattere i meravigliosi sentieri ombrosi di quella villa incantevole che era la Ludovisia, a Roma, quando quel bosco sacro alla beltà e alla grazia
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colline fiorite di Posillipo e del Vomero! Quel che si è fatto a Nizza e a Montecarlo, ha formato la fortuna di tutta la Cornice da Mentone a Hyères quel
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pittoresco, mattinale; quelle vacche tutte incrostate di fango, quel vaccaro dalle mani nere che sporcano il bicchiere, quelle serve scapigliate e
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tratta di quel grande deserto di Santa Lucia nuova, ove tutti gli innamorati del vecchio Napoli, preferivano, forse, vedere quel bel mare di Santa Lucia
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da Napoli, tutta la gente buona porta corone ai morti, sul colle di Poggioreale, in quel cimitero pieno di fiori, di uccelli, di profumi, di marmi, vi
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degnamente, io ho più amata e venerata nel mondo, a mia madre. Questo ritratto è di Teresa Ravaschieri e già in quel tempo in cui fu amichevolmente
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spettacolo non desta un ribrezzo tanto profondo; eppure! Forse che è stato toccato, neppure in una sua pietra, quel budello nero, storto, ripido
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bimbo; ma veniva a portarglielo da molto lontano, per farlo succhiare, sudando, sotto il sole, con quel bimbo pesante in collo. L'intervista accadeva
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ingrati rodono le fibre e bevono il sangue. E infatti nessuno le dà una coltellata, nessuno la bastona, nessuno la insulta, e quel che è più forte
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pure piacevole, non mancante di chic, Falstaff, osa dire, in quel tempo, tutto il suo pensiero sull'onore. Egli ha tutti i vizî, salvo quello immondo
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maniera schietta, leale, franca, in una forma delle più integre, con, una probità perfetta, con quel rigore di coscienza, da tutte le parti, che, in tanto
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smorfia e vedere a che corrisponde di oltraggioso quel numero. La cabala esiste più per le classi superiori che per le inferiori: ma essa vi discende
Accademia della crusca
